martedì 12 febbraio 2008

Sudditanza psicologica


S'è fatto un gran parlare questa settimana, come peraltro ogni settimana da anni a questa parte, della sudditanza psicologica che gli arbitri del nostro calcio vivrebbero verso le squadre più forti o comunque, verso la capolista di turno.

Quello che fa specie è che i tifosi di calcio italiani viono questa situazione come fosse uno scandalo o una caratteristica assolutamente limitata al proprio orticello.

Da sempre invece lo sport professionistico, soprattutto di altissimo livello, ha concesso per motivi più o meno chiari, ai campioni di turno questa sorta di vantaggio, questo "giocare in casa".

In alcuni sport è un rituale; nella boxe ad esempio è frequente il ritornello che impone allo sfidante di battere il campione per atterramento, vista l'abitudine dei giudici di favorire il detentore nel computo dei punti. In altri è una regola codificata: in America's Cup di vela, le regole per l'edizione successiva le scrive il sindacato detentore... e nel golf... bé nel golf lo si vede ogni settimana.

Normalmente è difficile concedere la propria sudditanza ad un campo verde, essendo questo il vero avversario del golfista (capita anche questo...), ma se chi ti precede nel leaderboard è un signore vestito di rosso (solo nel giro finale) e ha la pelle scurettina e non per abbronzatura, allora la sudditanza viene fuori eccome!

Lo avevamo già accennato in occasione della vittoria nel Dubai: gli avversari storici di Tiger (spero si fosse capito che il signore rosso vestito era lui), ormai lo vivono davvero male, a tal punto da poter ipotizzare davevro una sudditanza.

Perchè Els esprime il proprio gioco in assenza del nostro? Perchè Mickelson vince soprattutto quando può girare con un comodo cuscino di 4 / 5 colpi di vantaggio rispetto a Woods?

Fa davvero impressione vedere come ottimi giocatori comincino a dimostrare un body language balbettante, al solo pensiero di un confronto con il numero 1 del mondo!

Non a caso nel 2007 i giocatori che hanno battuto Woods in confronti diretti in prove dello Slam siano giocatori atipici, gente non abituata ai massimi palcoscenici e quindi dotata di una certa dose di incoscienza (Zach Johnson), oppure campioni cresciuti in ambienti molto lontani da quello del Tour made in U.S.A. (Angel Cabrera). Per il resto solo briciole!

Quindi stagione finita pure quest'anno? Staremo a vedere; la speranza è quella di vedere ancora del grande golf, che venga espresso da Tiger Woods o da altri, in più questo è anno di Ryder Cup e anche quella è tutto un altro discorso...

giovedì 7 febbraio 2008

ANCORA...


Ma che tristezza... scusate ma mi prendo qualche riga per annotare l'ennesima caduta di disinformazione che i telegiornali nazionali (questa volta è toccato al TG2 delle 13 di oggi) dedicano al golf.
Il tema è quello che potremmo riassumere con la frase "nero è bello", un servizio che prende spunto dal crescente successo di Barack Obama nelle primarie per la corsa al posto di sfidante democratico per la Casa Bianca.
Tanto per non usare retorica, si ricorda quanto il coloro nero sia oggi trendy: cinema, musica, Formula 1, basket e perchè no, anche il golf. Tiger viene additato come un campione famoso (un ragazzo di colore che spodesta un modo bianco) per il colore della sua pelle prima che per le sue qualità tecniche. Al di là del razzismo al contrario strisciante nel servizio, spiace ancora sentir parlare del golf come un club chiuso, uno sport d'élite nel quale Tiger trova posto come semplice alfiere di una razza.
Luoghi comuni, frasi fatte che dimenticano come il numero 1 al mondo sia un miscuglio di tante etnie e soprattutto un campionissimo indipendentemente dal colore della pelle. In questo gli americani sono più aridi ma più onesti; l'unico colore che conta a certi livelli è il verde dei dollari, così è tutto più semplice. 
  

martedì 5 febbraio 2008

Impressionante


Dopo un'altra giornata di golf ottima dal punto di vista climatico (ha ragione Mel Gibson aka William Wallace: se non piove storto non si può definire nemmeno brutto tempo!), domenica sera ho cominciato a pensare all'argomento del successivo argomento di questo blog. Insomma si fa di tutto piuttosto che pensare al lavoro che ti attende l'indomani!
Le scelte erano parecchie: al Golf di Villa Paradiso si è verificato un furto con scasso: perchè non parlare dell'avventatezza dei ladri che si sono fregati scarpe e magliette e si son lasciati indietro un notevole ben del Signore in ferri, pitch e Driver?!? 
Perchè non parlare del terrore che dilaga fra i golfisti: quello di possedere un driver non omologato e quindi dover incorrere nella tragedia di doverlo cambiare? Dico io, che problema c'è? Polos è lì apposta...
Pubblicità subliminali a parte (della questione avremo modo di riparlare), le mie elucubrazioni di sono interrotte bruscamente quando gli occhi ed il cervello sono stati attirati dalla replica dell'ultimo giro del Dubai Desert Classic, snobbato durante il giorno a favore di un giro nel freddo di Trezzo d'Adda.
Proprio quando pensavo che il gioco fuori gara fosse più bello, sincero e appagante del clima da gara, ecco che l'assassino è tornato sul luogo del delitto. Sì, Tiger ha colpito ancora.
Il numero 1 del mondo ha preso una tranquilla domenica nel deserto, l'ha rimodellata nel proprio teatro personale e ha trasformato il quarto giro del suo secondo torneo dell'anno in un giro fantastico, uno spettacolo di grinta, concentrazione e classe impressionante!
E' vero, gli avversari ancora una volta si sono messi in fila con tanto di biglietto per accaparrarsi il ruolo di agnello sacrificale, per inciso Ernie Els dopo il colpo in acqua sembrava Ronaldo dopo la ormai nota partita del 5 maggio contro la Lazio, ma quello che Tiger ha saputo fare è stato magnifico in senso sportivo e agonistico.
Si è preso i soldi degli sponsor arabi, ha giocato un primo giro ottimo, è sembrato buttare alle ortiche il tutto con due giri "normali" e poi proprio nella giornata più importante ha dato spettacolo, onorando i soldi (tanti) che si mette in tasca ogni volta che si iscrive ad una gara, onorando il proprio status di fenomeno, onorando il suo pubblico che in fondo non vuole un gentile e amichevole giocherellone, cosa che il nostro non sarà mai, ma un mostro di concentrazione, cattiveria e classe che ha saputo infilare due birdie di livello assoluto prima dal punto di vista mentale e poi tecnico, proprio alla 17 e alla 18 di una gara sostanzialmente quasi persa e che ha lasciato il campo con lo sguardo che diceva: il mio l'ho fatto, ora provatevi a far meglio.
Sono convintissimo che in momenti come questi il golf possa essere, anche per gli spettatori, uno degli sport in assoluto più belli da vivere: in fondo Tiger è anche questo, il miglior spot vivente per il golf a tutte le latitudini. Lui il suo lo ha fatto, domenica prossima provate tutti a fare il vostro!